Tutta l'Italia stretta intorno a queste bare
Redazione di Il Giornale
venerdì Santo, 10 aprile 2009
L'Aquila - Ancora paura prima delle lacrime e del dolore. La terra che è tornata a tremare in attesa dei funerali di Stato di questa mattina. Se n'é andata così la notte all'Aquila, la quarta dal terremoto che l'ha distrutta causando 289 morti, uno dei quali ancora da identificare. E' questo l'ultimo dato fornito dai soccorritori, che per qualche ora hanno smesso di scavare tra le macerie per trasformare il piazzale della caserma della guardia di finanza, a Coppito, in una chiesa a cielo aperto.
Due vittime ieri sera Il bilancio delle vittime del terremoto sale a 289. Sono stati ritrovati altri due corpi sotto le macerie di un palazzo in via Roma, a L’Aquila. Il decesso, secondo la guardia di finanza, è seguito alla forte scossa registrata dopo le 22 di ieri. Le vittime, una madre di 53 anni e la figlia di 18, erano entrate in casa per recuperare dei vestiti.
Le esequie Il segretario di Stato vaticano, monsignor Tarcisio Bertone, sta officiando i funerali solenni, di fronte alle 205 bare allienate in piazza d'Armi e a una folla di 8mila persone di amici e parenti in lutto. Sotto le macerie delle loro case, nella notte tra domenica e lunedì, se ne sono andate intere famiglie: genitori e figli, neonati e anziani, amici di sempre e vicini di casa, tutti accomunati dalla stessa drammatica fine. La disposizione delle bare, davanti all'altare allestito sulla scalinata che conduce al palazzetto dello sport, è iniziata nella notte.
L'omelia L’Italia intera è oggi raccolta attorno alle bare delle vittime del terremoto, e mostra di credere nei valori della solidarietà e fraternità. Questi sono valori saldi nel popolo italiano. Lo ha detto il cardinal Bertone, invitando "all’omaggio alle vittime", al "compianto e alla preghiera, stretti idealmente attorno alle bare" e accanto alle "autorità civile e militari che testimoniano la solidale presenza dell’intero popolo italiano". Così il segretario di Stato vaticano, che presiede i funerali delle vittime del sisma, ha esortato nell’omelia alla vicinanza con quanti stanno facendo "l’esperienza di essere spogliati di tutto. In questa vostra città e nei paesi vicini, che hanno conosciuto altri momenti difficili nella loro storia - ha detto - si raccoglie oggi idealmente l’Italia intera, che ha dimostrato, anche in questa difficile prova, quanto siano saldi i valori della solidarietà e della fraternità ce la segnano in profondità". Poi un messaggio di speranza: "Si tornerà con più forza, con più coraggio a ridare vita a questi luoghi; con la forza e la dignità d’animo che vi contraddistingue. Si avverte già nell’aria - ha aggiunto - che sotto le macerie c’è la voglia di ripartire, di ricostruire, di tornare a sognare".
La cerimonia Per consentire lo svolgimento dei funerali, nel giorno in cui la Chiesa ricorda la crocefissione di Gesù, è arrivata la dispensa straordinaria del Papa. La cerimonia è concelebrata dall'arcivescovo metropolita dell'Aquila, monsignor Giuseppe Molinari e da tutti i vescovi dell'Abruzzo e del Molise. Il Papa, che visiterà le zone terremotate subito dopo Pasqua, ha delegato a partecipare anche il suo segretario personale, monsignor Georg Gaenswein, e il segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata. Per l'occasione è stato proclamato anche il lutto nazionale: a piangere i caduti dell'Aquila sarà tutta l'Italia. Presenti le massime cariche dello Stato. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è arrivato a L’Aquila. Oltre a Napolitano ci sono i presidente della Camera, Gianfranco Fini, del Senato, Renato Schifani, e il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, (seduto però tra i parenti delle vittime e non tra le autorità) accompagnato dai sottosegretari Gianni Letta, Paolo Bonaiuti e dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni. Nell’enorme piazzale dove sono state disposte le 205 bare sono giunti anche il presidente emerito della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, e il vicepresidente della commissione Europea, Antonio Tajani. Numerosi anche i rappresentanti dell’opposizione: dal segretario del Pd, Dario Franceschini a Piero Fassino, dal segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero a quello dell’Unione di centro, Lorenzo Cesa. A omaggiare le vittime del sisma anche il direttore generale della Rai, Mauro Masi.
Il messaggio del Papa "Mi sento spiritualmente presente in mezzo a voi per condividere la vostra angoscia". Lo scrive il Papa nel messaggio letto da padre Georg all’inizio del rito esequiale. "In momenti come questi - spiega il Pontefice - fonte di luce e di speranza resta la fede, che proprio in questi giorni ci parla della sofferenza del Figlio di Dio fattosi uomo per noi: la sua passione, la sua morte e la sua risurrezione siano per tutti sorgente di conforto e aprono il cuore di ciascuno alla contemplazione di quella vita in cui non vi sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate". Poi Benedetto XVI ha sottolineato la solidarietà: "Sono certo che con l’impegno di tutti si può far fronte alle necessità più impellenti. La violenza del sisma ha creato situazioni di singolare difficoltà. Ho seguito gli sviluppi del devastante fenomeno tellurico dalla prima scossa di terremoto, che si è avvertita anche in Vaticano, e ho notato con favore il manifestarsi di una crescente onda di solidarietà grazie alla quale si sono venuti organizzando i primi soccorsi, in vista di un’azione sempre più incisiva sia dello Stato che delle istituzioni ecclesiali, come anche dei privati".
Altre scosse Un lento e silenzioso rituale, mentre nelle tendopoli gli sfollati battevano i denti dal freddo - il termometro si è fermato a 3 gradi - e dalla paura di nuovi scossoni. Alle 21,40 di ieri sera la terra ha tremato di nuovo, facendo impennare i sismografi con una potenza di 4.9 gradi della scala Richter. E un altro palazzo è crollato nel centro dell'Aquila, ridotto ormai allo spettro della città universitaria, allegra e vivace, che era fino a qualche giorno fa. L'ultima scossa è stata avvertita poco prima delle 5,30.
TERREMOTO IN ABRUZZO
Passione dell’uomo, passione di Cristo
Ancora una volta siamo stati feriti nell’intimo del nostro essere da un evento sconvolgente. Così sconvolgente che è difficile sottrarsi alla domanda circa il suo significato, talmente supera la nostra capacità di comprensione.
La questione è tanto radicale quanto scomoda. Non possiamo cercare di chiuderla in fretta, desiderando di voltare pagina quanto prima per dimenticare.
Non è ragionevole restare prigionieri di una emotività che ci soffoca, tanto meno spostare l’attenzione su eventuali responsabili.
La carità sterminata, che si è documentata in questi giorni come moto spontaneo e che sarà necessaria soprattutto nei prossimi mesi quando ci sarà più bisogno di aiuto, indica che la dimenticanza non è l’unica strada.
Eppure neanche questa mossa è in grado di esaurire l’urgenza della domanda, suscitata dall’esperienza della nostra impotenza di fronte al terremoto.
Eventi come questo ci mettono davanti al mistero dell’esistenza, provocando la nostra ragione e la nostra libertà di uomini. Sprecare l’occasione di guardarlo in faccia ci lascerebbe ancora più smarriti e scettici. Ma per stare davanti almistero dell’esistenza abbiamo bisogno di qualcosa di più della nostra pur giusta solidarietà. Da soli non possiamo.
La compagnia di Cristo - che è all’origine dell’amore all’uomo proprio del nostro popolo - si rivela ancora una volta decisiva nella nostra storia: una compagnia che dà senso alla vita e allamorte, alle vittime, ai sopravvissuti e a noi stessi, e sostiene la speranza.
Aprile 2009.
COMUNIONE E LIBERAZIONE
PER L’EMERGENZA TERREMOTO IN ABRUZZO
Abbiamo ritenuto di promuovere nell’ambito del Movimento una raccolta straordinaria di fondi per sovvenire, nella misura del possibile, alle tante necessità – che hanno colpito anche molti nostri amici – conseguenti al sisma del 6 aprile.
Alle più immediate urgenze provvederemo con il Fondo Comune della Fraternità.
Quanto raccoglierete andrà versato esclusivamente su:
c/c bancario intestato a: Fraternità di C.L. – Emergenza Terremoto
IBAN: IT 48 Z0351201614000000008561
presso il Credito Artigiano SpA Sede di Milano Stelline
(per versamenti dall’estero: BIC SWIFT ARTIITM2)
In seguito segnaleremo tempestivamente le ulteriori richieste di aiuto secondo le modalità che i nostri amici dell’Abruzzo – passati questi primi giorni di emergenza – individueranno e riterranno più utili ed opportune.
Compagnia delle Opere Abruzzo Molise, Compagnia delle Opere nazionale e Banco Alimentare, per far fronte alle emergenze emerse a causa del terremoto, hanno messo in atto una serie di inziative che trovate dettagliatamente descritte nei rispettivi siti Internet:
www.cdoabruzzomolise.it
www.cdo.it
www.bancoalimentare.org
Il punto di riferimento per ogni necessità e iniziativa
è la Sede CdO Abruzzo Molise,
V.le Abruzzo n° 1 - 65016 Montesilvano (PE),
tel. (+39) 085 4491848 dalle h. 15.00 alle h. 19.00;
fax (+39) 085 4459961;
www.cdoabruzzomolise.it
TELEGRAMMA DI CORDOGLIO DEL SANTO PADRE PER LE VITTIME DEL TERREMOTO A L’AQUILA E IN ABRUZZO
Pubblichiamo di seguito il telegramma di cordoglio per le vittime del terremoto che ha colpito alle prime ore di questa mattina la città de L’ Aquila e l’Abruzzo, inviato dal Santo Padre Benedetto XVI all’Arcivescovo de L’Aquila, S.E. Mons. Giuseppe Molinari, tramite il Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone:
TELEGRAMMA DEL SANTO PADRE
ECC.MO MONSIGNOR GIUSEPPE MOLINARI
ARCIVESCOVO DE L’AQUILA
DRAMMATICA NOTIZIA VIOLENTO TERREMOTO CHE HA SCOSSO TERRITORIO CODESTA ARCIDIOCESI HA RIEMPITO DI COSTERNAZIONE ANIMO SOMMO PONTEFICE IL QUALE INCARICA VOSTRA ECCELLENZA TRASMETTERE ESPRESSIONE SUA VIVA PARTECIPAZIONE AT DOLORE CARE POPOLAZIONI COLPITE DA TRAGICO EVENTO (.) NELL’ASSICURARE FERVIDE PREGHIERE PER VITTIME IN PARTICOLARE PER BAMBINI SUA SANTITA’ INVOCA DAL SIGNORE CONFORTO PER LORO FAMILIARI ET MENTRE RIVOLGE AFFETTUOSA PAROLA DI INCORAGGIAMENTO AT SUPERSTITI ET QUANTI IN VARIO MODO SI PRODIGANO NELLE OPERAZIONI DI SOCCORSO INVIA A TUTTI SPECIALE BENEDIZIONE APOSTOLICA
CARDINALE TARCISIO BERTONE
SEGRETARIO DI STATO DI SUA SANTITÀ
di don Gianni Baget Bozzo – Il Giornale, 9 aprile 2009
«Dio mio, non dovevi farmi questo». Sono le parole di un uomo che ha perso sotto le macerie de L’Aquila due sue figlie. È l’interrogativo che ogni credente ha dinanzi al male che lo coglie e non riesce ad afferrare la provvidenza di un Dio onnipotente nella vita che gli è tolta, sia essa la propria e, ancor più, quella delle persone care. E questa domanda sale da tutto un popolo cristiano come è il popolo abruzzese. Nelle litanie dei santi che erano un elemento portante della liturgia tradizionale, i cristiani invocavano da Dio la liberazione del flagello del terremoto, messo allora alla pari della fame, della guerra e della peste. La domanda sale anche più forte perché colpisce in terra aquilana la distruzione delle chiese, novanta secondo la tradizione. Ed è colpita la basilica di Colle Maggio, la gloria di Celestino V, colui che pensò che essere monaco era più importante che essere Papa.
L’Aquila mostra i suoi campanili dimezzati, anche quello di San Bernardino, sembra che il terremoto si sia scagliato contro i simboli cattolici con una energia e una potenza di distruzione ancora maggiore di quella che devastò l’Umbria nel 1997 e colpì ad Assisi il San Francesco di Giotto.
Non è stata notata la coincidenza del terremoto abruzzese con la liturgia della settimana santa, il suo sovrapporsi nella realtà della morte e della distruzione ai simboli liturgici della passione di Cristo. E la liturgia legge nella domenica delle palme il vangelo di Marco. È il vangelo che dà della passione di Cristo la versione più drammatica, perché pone sulle labbra di Gesù le parole: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato». Gli altri vangeli, specie quello di Giovanni, nascondono queste parole che, pur essendo testimonianza di una perfetta fedeltà verbale perché citano l’inizio del salmo 21, mantengono però la loro radicale crudezza. Eppure in quel vangelo avviene il singolare fatto che un centurione romano, vedendo la morte di Gesù, esclama: «questo è veramente il figlio di Dio». Il popolo abruzzese è stato formato dalla liturgia cattolica e ha sofferto nella sua storia numerosi terremoti, è diventato un popolo che conosce il soffrire e vede in questo un rapporto con il figlio di Dio che manifestò umanamente il volto di Dio nel mistero dell’uomo.
La coscienza umana sopporta la necessità del morire e in questo ha visto la vita divina sorreggere il sentimento del contrasto tra lo spirito che si sente immortale e un corpo che sa di morire. Per questo il popolo abruzzese reagisce alla sofferenza affermando la continuità della vita, rimotivandosi a vivere. Il terremoto rappresenta sempre un sentimento di una impotenza umana, la piccolezza dell’uomo di fronte a una terra che non è amica e su cui egli costruisce la sua tela di civiltà, le sue umili case, le sue splendenti Chiese che vivono nella precarietà di una terra che può scuotere l’uomo come questi scuote le formiche. Questi sentimenti cristiani sono nel fondo della coscienza popolare e spiegano la solidarietà universale che unisce coloro che non hanno avuto la prova del terremoto a rischiare le loro vite per salvare ciò che rimane nascosto sotto le macerie. È la vita che rifluisce e vi è un impegno umano ad appropriarsi e portare su di sé la disperazione che può invadere il cuore di chi è stato privato dai suoi affetti più cari. Quasi a consolare nella tragedia umana coloro che di questa condizione dell’uomo sono rimasti vittime.
L’Italia intera si è sentita ferita nello strazio senza nome che ha colpito una terra così intrisa di simboli cristiani, così ricca di tutta la storia e di tutta la bellezza che ha nidificato nel nostro Paese e che in Abruzzo risplendono pur nelle loro ferite e nei campanili mozzi nelle strade distrutte. Quando la terra non è amica, l’uomo è portato a mostrarsi più amico dell’uomo, anche se il bene e il male si mescolano sempre assieme e lo sciacallaggio si nasconde nelle parole di soccorso.
Questa solidarietà italiana e umana è come l’attesa della resurrezione dell’Abruzzo nella sua Pasqua di Resurrezione.
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